Per il benessere psichico dei giovani della «generazione del terremoto» di Ferdinando di Orio

Quando dura una generazione? Si suole affermare che una generazione sia compresa in un arco temporale medio di 25 anni, dalla nascita di un genitore alla nascita di un figlio, sebbene ogni situazione sia a sé stante. Sicuramente a sé stante è la situazione della popolazione aquilana, a nove anni dal tragico terremoto del 6 aprile 2009. Un evento che ha segnato una generazione intera di persone, che forse può essere chiamata la “generazione del terremoto”.

Senza dubbio i giovani sono quelli che hanno subito le ripercussioni maggiori, perché l’evento sismico si è aggiunto alla crisi più generale della condizione giovanile odierna. Per la prima volta, infatti, nella storia in tempo di pace, la generazione che precede non lascia un mondo migliore a quella che la segue. L’attuale nuova generazione è stata definita dei «baby losers», cioè perdenti. Tale denominazione allude a quella dei «baby-boomers», con la quale viene definita la generazione nata durante il boom economico, che ha ricostruito l’Europa dopo la seconda guerra mondiale.

L’attuale generazione dei baby-losers subisce, invece, una riduzione delle prospettive. La recessione economica produce una crescente mobilità sociale discendente: i figli non riescono ad accedere a posizioni comparabili a quelle dei loro genitori.

E’ principalmente sui giovani, dunque, che si ripercuotono gli effetti della de-valorizzazione economica, dell’aumento dei titoli di studio privi di uno sbocco occupazionale garantito, del declassamento sociale ed educativo, della precarizzazione del mercato del lavoro, della polarizzazione dei redditi, della de-politicizzazione istituzionale.

Si assiste ad una mancata corrispondenza tra i valori e le aspettative che la nuova generazione nutre (libertà individuale, riuscita personale, valorizzazione del tempo libero) e le realtà con le quali è costretta a confrontarsi (centralità del mercato, carenza di risorse, assenza di lavori interessanti). Per i giovani si prospetta il pericolo davvero concretissimo di «dissocializzazione», cioè di una difficile socializzazione, con conseguenze gravi anche sul piano del benessere psicologico.

Per combattere questa situazione di crisi, appare in tutta la sua urgenza il compito di «fare società», esplorando e favorendo tutti i sentieri di partecipazione, di economia solidale e di formazione di socialità capaci di far superare la fase di spaesamento in cui si trovano i giovani, creando le premesse per costituire quelle che sono state definite «nuove istituzioni», strumenti e luoghi in grado di riportare un equilibrio tra la dimensione individuale della partecipazione e la vita sociale contemporanea.

E’ in questa prospettiva che abbiamo voluto costituire l’Associazione Veronica Gaia di Orio per la Ricerca e la Lotta alla Depressione Giovanile, una «nuova istituzione» dedicata proprio alla salute mentale dei giovani e degli adolescenti, allo sviluppo di strategie preventive e di apprendimento operativo per le famiglie, per gli insegnanti e per gli operatori.

L’obiettivo è di progettare interventi sui giovani – e con i giovani – finalizzati al perseguimento di condizioni di benessere mentale e sociale, focalizzandoli sui “life-skill”. Si tratta, cioè, di attività di promozione, informazione, empowerment, con l’obiettivo di migliorare l’uso che il giovane sente di sapere e di poter fare delle proprie risorse personali e delle risorse che può acquisire.

E’ questa, a nostro avviso, una priorità fondamentale per chi abbia davvero a cuore i giovani, soprattutto qui all’Aquila, nella consapevolezza tuttavia che questo impegno di «fare società» deve essere assunto da parte di tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra comunità come un compito prioritario, verso cui orientare risorse con una logica progettuale territoriale e a lungo termine.

 

Prof. Ferdinando di Orio
Presidente dell’Associazione Veronica Gaia di Orio
per la Ricerca e la Lotta alla Depressione Giovanile

 

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